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Madonna con il Bambino tra San Francesco e San Nicasio

La morte del figlio Matteo all’inizio del 1499, è per il condottiero Tuzio Costanzo l’occasione per acquisire e allestire una cappella funeraria nell’antica chiesa posta dentro le mura di Castelfranco.
Alla base del trono della Pala, contrassegnato dallo stemma del committente, domina un sarcofago di porfido che richiama alla mente la morte recente di Matteo, e nel suo essere in porfido - come usavano per imperatori romani e sovrani svevi in Sicilia - allude alla storia dei Costanzo, a Muzio in particolare, che avendo aiutato Giacomo II di Lusignano a cacciare i genovesi da Famagosta, aveva ricevuto il titolo di Vicerè di Cipro e aveva spesso esercitato la funzione di re dell’isola.
Lo stendardo dell’ordine gerosolimitano poi, identifica nel santo guerriero, San Nicasio, l’unico santo dell’ordine, generalmente venerato a Palermo e Messina, dove il suo culto è associato a quello di San Francesco, proprio il santo raffigurato nel dipinto.
All’ordine gerosolimitano apparteneva il fratello di Tuzio, Matteo, priore di Messina e commendatore di Palermo, Modica e Caltagirone, e anche l’altro figlio di Tuzio, Bruto Muzio che nell’ordine ricoprirà importanti cariche.
Attraverso San Nicasio Giorgione allude dunque oltre che alla dignità dell’ordine di cui facevano parte importanti membri della famiglia, alla nobiltà dei Costanzo e alle loro glorie militari, dato che San Nicasio apparteneva ad una nobile famiglia siciliana, i Burgio di Palermo, che come i Costanzo vantavano di essere stati cavalieri alla corte dei re normanni.
Il dolore per la morte improvvisa del figlio diventa dunque l’occasione per Tuzio di celebrare la sua stirpe: la fedeltà alla patria siciliana, l’antica nobiltà, il valore militare, le alleanze matrimoniali e i titoli regali. Ma in quel sepolcro di porfido simbolo di potere regale, contraddistinto dallo stemma che nelle intenzioni di Tuzio avrebbe dovuto legarsi saldamente ai sepolcri sui muri laterali, Tuzio riversa anche le sue aspirazioni, mai sopite, di tornare a Cipro a prendere possesso delle sue cose, dei suoi beni e del suo stato.
Il carattere privato della cappella consente a Giorgione anche delle sperimentazioni, per cui fonde degli aspetti propri delle pale orizzontali - come il fatto che la Sacra Conversazione si svolga all'esterno- con elementi tipici delle pale verticali - come la solennità dell'impianto e la separazione tra lo spazio della conversazione e quello del paesaggio.  Questa commistione di tipologie nasce dall'esigenza di cercare un compromesso tra la volontà del pittore di far trionfare nel quadro il paesaggio, e la necessità imposta dalla committenza di introdurre nella pala elementi che comunicassero l'alta dignità e le glorie militari della famiglia, elementi -come il regale sepolcro di porfido- che richiedevano un ambiente solenne e quindi separato dal paesaggio. Giorgione colloca così la Vergine oltre la spalliera rossa: in questo modo il paesaggio entra nello spazio pavimentato tramite la Madonna, imbevendo ogni cosa dei suoi colori, dalla veste della Vergine tradizionalmente rossa che diviene verde, alla fascia di velluto che conduce lo sguardo verso il sepolcro fino allo stemma Costanzo, solitamente  con  campo  azzurro.

La Pala è visitabile all'interno del Duomo (di fianco al Museo Casa Giorgione) con i seguenti orari:
Estivo:
 lunedì-sabato dalle 8.00 alle 12.00 e dalle 15.30 alle 18.45 / domenica 15.30-18.45
Invernale: lunedì-sabato dalle 8.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 17.45 / domenica 15.00-17.45

La Pala non è visitabile durante le funzioni: martedì e venerdì ore 8.15 / tutte le sere ore 19 / domenica ore 7.00 - 8.30 - 10.00 - 11.15