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Dalla Pala al Fregio attraverso un’intera epoca.

In un percorso tra buio e luce, l’allestimento del Museo avvolge il visitatore e attraversa l’enigma del Maestro di Castelfranco. Oggetti preziosi, antichi personaggi, ricostruzioni architettoniche e d’ambiente emergono dall’oscurità per raccontare il tempo e il territorio dell’artista, altri attendono il visitatore avvolti da una luce chiara che scava nella pittura rivoluzionaria di Giorgione, carica di messaggi mai pienamente svelati.
Si parte dalle atmosfere che emergono dalla Pala, per arrivare alla visione intima e personale del Fregio, percorrendo l’intera Casa Marta-Pellizzari, detta di Giorgione, ricostruendo gli ambienti del tardo ‘400 e mostrando le peculiarità dell’edificio di epoca gotica, rivisitato nel XV secolo seguendo la tipologia della casa veneta. Attraverso il misterioso affresco e la straordinaria invenzione poetica e compositiva del dipinto su tavola, l’allestimento museografico, progettato dallo Studio Dal Pias incrocia gli elementi più significativi di quella particolare cultura che porta in sé molto Medioevo e anticipa il Rinascimento, un’epoca della Marca Trevigiana estremamente suggestiva, della quale Giorgione è il protagonista indiscusso.

Sala 1
La prima sala introduce il visitatore alla lettura della Pala di Giorgione attraverso gli episodi più significativi che caratterizzano la Marca Trevigiana nel ‘400. Tre sagome a forma di guerriero dominano lo spazio e accolgono antiche armature, specchio del cavaliere e dei due fanti presenti nella Pala, ma anche chiara allusione all'unità minima della cavalleria pesante veneziana che guidava Matteo Costanzo, alla cui memoria è dedicata l'opera.
Il nuovo sentimento che nasce in quest'epoca nei confronti della natura e domina il dipinto di Giorgione trova spazio nelle due ricostruzioni architettoniche dedicate al Barco della Regina Cornaro e ai giardini del palazzo, permeate dalla stessa raffinatezza che caratterizza la Pala.

Sala 2
Un percorso tra i pochi documenti che riguardano Giorgione, sottolinea la nebulosità della sua figura. L’atmosfera della casa quattrocentesca si percepisce in modo forte, come nelle sale successive, e i leggii che sorreggono le teche dedicate ai documenti si uniformano a questo clima, prendendo spunto dallo studio di S. Agostino, riportato nell’opera omonima di Vittore Carpaccio.


Sala 3 - 4
L'ambiente introduce alla lettura del Fregio, puntando l'obiettivo sull'area trevigiana alla fine del Quattrocento, dove all'esasperata passione per l'antico e le raffinatezze, riportate nell'opera di Francesco Colonna Hypnerotomachia Poliphili, si contrappone il rifugio nell'ascetismo e nella saggezza personale rappresentato dalla figura di Giovan Battista Abioso, il medico campano che vive tra Treviso e Castelfranco, e che sembra essere l'ispiratore del Fregio di Giorgione.
In un mobile a studiolo - ispirato a quello riportato da Carpaccio, Dürer e Antonello da Messina - il Fregio dipinto dal maestro viene sviluppato in forma tridimensionale. Attraverso oggetti del XV e XVI secolo, le tematiche del Fregio vengono confrontate direttamente con le pagine delle opere dell'Abioso, allo scopo di mostrare le affinità e coglierne le differenze.

Sala 5
Il buio scompare e la luce esibisce il piano nobile della casa Quattrocentesca. La bifora e le finestre sul retro rivelano come la casa si rapportasse con la corte anteriore e il giardino posto dietro, mentre una serie di elementi architettonici in pietra, introduce il tema della casa umanistica. Un lungo leggio esibisce l'affresco del Fregio, e riportandolo alla consueta immagine bidimensionale ne rivela ogni singola parte.

Sala 6
Il Fregio delle Arti liberali e meccaniche è l’unico protagonista. Il visitatore a questo punto dovrebbe essere in grado di leggerlo senza ulteriore spiegazione. Un unico elemento di arredo è presente nella sala, le due sedute posizionate di fronte al lato orientale dell’affresco, il solo ritenuto opera di Giorgione.

Sala 7
Lo spazio della casa architettonicamente più caratterizzato, per la presenza di una nicchia per libri in una parete e quella destinata ad un camino in un’altra, con le aperture che lo contornano, introduce nell’ambiente più significativo ed emblematico di una casa di fine Quattrocento: lo studiolo, ricostruito in tutta la sua suggestione con mobili del XV e XVI secolo. Il tema dello studiolo è un filo rosso che attraversa l’intero museo: parte proprio dal Fregio di Giorgione, dove le fasce inferiori riprodotte nell’affresco alludono alle modanature di una lunga mensola di legno, elemento di arredo caratterizzante uno studiolo quattrocentesco, e si ripropone nell’allestimento delle due sale al pianterreno, dove l’ambiente ricreato per ospitare gli oggetti museali ricostruisce lo scrittoio di un umanista, più volte riprodotto dai dipinti dell’epoca.

Sala 8
Al secondo piano della casa una splendida sala mansardata, intitolata Sala "Bepi Mazzotti", è il luogo ideale per ospitare le mostre temporanee in programma tutto l'anno.